C’è bisogno di saggezza. La professione del Counselor Filosofico

Master in Counseling Filosofico,

di Lodovico Berra, direttore della Scuola Superiore di Counseling Filosofico & Istituto Superiore di Filosofia, Psicologia, Psichiatria *

Questo nostro mondo ha grande bisogno di saggezza. In un mondo in cui regna superficialità e approssimazione c’è bisogno di una forza equilibrante che moderi e corregga.

C’è un profondo bisogno di saggezza ma anche e soprattutto della consapevolezza di questo bisogno. Troppo spesso, travolti da passioni e presunzioni, si crede di sapere. Esseri umani, con ingenuità, scorrazzano per il mondo dettando leggi, decretando verità.

È necessario proporre, in modo discreto, una visione più limpida e pura che possa essere colta da chi è pronto. Non è scontato avere questo bisogno. È necessario un processo di sensibilizzazione che renda possibile l’essere iniziati a questa visione.

La saggezza non è per tutti, perché richiede sensibilità, umiltà, moderazione. Il saggio non sa di esserlo, è puro e semplice, sa di non sapere. Poiché questo non è mai uno stato definitivo ma un continuo divenire, una costante evoluzione, uno spirito che non pretende o si afferma, ma rimane silenzioso, disponibile e in attesa.

L’umiltà controbilancia l’arroganza, ed è consapevolezza dei propri limiti, della propria piccolezza come esseri umani, senza superbia o presunzioni. È modestia e semplicità di sentimenti, apertura ad ogni voce, costante e vivo spirito di ricerca.
I grandi saggi non pretendono di sapere, di conoscere ogni cosa, ogni legge, ogni verità. Essi sono aperti al dialogo, alla scoperta, all’indagine. Ogni più piccolo contributo è prezioso e deve essere accolto. L’umiltà a volte si osserva nel silenzio, un silenzio partecipe e presente, che si manifesta in accoglienza ed ascolto. Troppe parole spesso nascondono presunzione, superficialità, stupidità. Il saggio è capace di parlare nel suo silenzio.

Saggezza richiede esperienza e, come ci dice Aristotele, è la lunghezza del tèmpo che produce l’esperiènza. La nostra mentalità contemporanea privilegia velocità e prestazioni, efficienza e quantità. Accade così che gli anziani non siano più ascoltati o considerati, relegati all’isolamento, in ricoveri e case di cura. I giovani portano produttività, energia, spirito di iniziativa. Ma essi non hanno ancora vissuto abbastanza per vedere, per conoscere, per sapere. È necessario un dialogo tra giovani e vecchi, una collaborazione in cui gli uni ascoltino gli altri e soprattutto si rispettino a vicenda.
Nelle società più antiche si usava chiedere consiglio agli anziani, che già avevano vissuto, provato e sbagliato. La cultura attuale non vuole più sapere, trascura la stòria, vive nell’attimo di un video di trénta secondi, pensa ad un futuro infinito.





La saggezza è lenta, lentissima, quasi ferma. Guarda, ascolta, pensa e poi forse alla fine parla. Essa è in grado di cogliere l’essenziale, di riconoscere ciò che è veramente importante, evitando di perdersi nella moltitudine. È capacità di sintesi, il riuscire a cogliere con uno sguardo una totalità, vedere con chiarezza elementi fondamentali, senza perdersi nei particolari.
Lo sguardo del saggio è silenzioso, essenziale, sintetico. Egli parla senza parole, trasmettendoci quiete e serenità con la sua sola presenza.
Il saggio è un maestro, nel senso che è in grado di indicarci la via, la nostra unica, personale ed esclusiva. Fermo e affidabile ci guida lungo la strada che ci porta alla consapevolezza. Questo è uno stato di illuminazione in cui tutto assume una luce diversa, i colori appaiono più nitidi, i dettagli più marcati. Tutto è chiaro e limpido, scompaiono incertezze e dubbi, senza più domande o risposte.
Il saggio abita in un mondo parallelo che non perde mai contatto con il mondo reale, quello fatto di problemi, conflitti, sofferenza, morte e malattia; ma anche gioia, allegria, godimento, spensieratezza e superficialità. Il nostro mondo è un misto di bello e brutto, gioia e dolore, odio e amore, in cui siamo immersi senza volere e senza potere.
Il mondo del saggio è lo stesso mondo reale e scontato che frequentiamo ogni giorno. Egli non si isola in alta montagna, all’interno di una grotta o su una isola deserta. Egli abita ogni giorno la nostra vita pur essendone fuori in ogni momento. È dentro e fuori, è immerso ma distaccato, come mimetizzato e non sempre può esser riconosciuto.

L’allievo incontra il maestro quando è pronto. Quante volte abbiamo incontrato saggi e maestri e non li abbiamo riconosciuti. Non eravamo pronti. A volte sono solo frammenti di saggezza che incontriamo, che poi possiamo ricomporre per dargli senso.
Pillole di saggezza spesso vengono dalle persone semplici, che bisogna saper ascoltare. La semplicità è più vera della complessità. Più una teoria è complessa più si allontana dalla verità. Non è necessario avere gradi accademici, diplomi, certificazioni.



Il vero saggio vive nell’ombra, senza far rumore. Non ha bisogno di fama e popolarità, riflettori e rumore.

Egli vive dentro ognuno di noi, in silenzio, pronto e disponibile. Dobbiamo solo riconoscerlo, alimentarlo, lasciarlo crescere. Il terreno fondamentale è la serenità interiore e la maturità emotiva. Non basta aver vissuto, sperimentato, conosciuto. Le esperienze, per essere utili, devono essere comprese, rielaborate, assimilate. È necessario che esse si inseriscano in una consapevolezza più profonda, combinandosi con altri essenziali elementi, come una pace profonda, conquistata attraverso un lungo lavoro su di sé.

La serenità interiore è una conquista non sempre possibile ma necessaria alla saggezza. Uno spirito tormentato, in guerra con sé stesso o con il mondo, turbato da conflitti, non può avere una visione equilibrata dell’esistenza. Ciò comporta una maturità emotiva, vale a dire la presenza equilibrata, fluida e serena dei propri pensieri e sentimenti, che scorrono benefici nel corpo e nella mente.

C’è bisogno di saggezza, signori miei, un grande bisogno di saggezza in questo mondo tormentato. Trovate i saggi che si nascondono nella penombra, ascoltateli e lasciatevi guidare verso una conoscenza che ai più pare superflua ed inutile.
Coltivate questa qualità meravigliosa che si nasconde in ognuno di noi e che spesso parla senza essere ascoltata. C.G. Jung chiamava questa entità il Vecchio Saggio, come archetipo che ci accompagna costantemente nel percorso di ricerca della verità. Dobbiamo solo riconoscerlo in noi, nelle profondità del nostro inconscio, e lasciarlo crescere senza clamore per avere uomini migliori in un mondo migliore.

- estratto Editoriale Rivista di Filosofia e Psicoterapia esistenziale DASEIN N. 11/2022

Prof. Lodovico E. Berra

* Prof. Lodovico Berra


Medico specialista in Psichiatria, psicoterapeuta e Counselor Filosofico, docente universitario presso IUSTO, direttore dell’Istituto Superiore di Filosofia, Psicologia, Psichiatria (ISFiPP) e del Master di specializzazione In Counseling Filosofico (SSCF). Negli anni 80 ha dato inizio al primo gruppo di studio e ricerca sulla psicologia esistenziale, fondando la Scuola Italiana di Psicoterapia Esistenziale (SIPE), ispirata al pensiero del Prof. Michele Torre, di cui fu allievo e collaboratore. Alla fine degli anni 90, per primo in Italia, ha introdotto e promosso il Counseling Filosofico, definendone le caratteristiche fondamentali, e formando la prima associazione nazionale del settore, l’Associazione Italiana di Counseling Filosofico, di cui è stato presidente.
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